Il
sottoscritto omissis ( padre della minore sottratta) ,
nato a omissis (MN) il omissis.., ivi residente
in omissis (tel. omissis) con il presente atto intende denunciare, querelare e
comunque chiedere la punizione di:
omissis
( madre della minore) ,
nata a Mosca il 1/6/1969, residente a omissis ,
luogo dell'ultimo domicilio noto: c/o
omissis – luogo: omissis D-67360
Lingenfeld (Germania)
Omissisis ( padre dell'accusata), nato
a Mosca il 12 / 05 /38, residente a Mosca in via omissis
n° 35-89. Passaporto serie 43 numero 6593947 rilasciato
a Mosca in data 06 / 02 / 98 (valido fino al 06 /02 /
03) dal Dipartimento di Stato per gli Affari Interni n°
641.
e
altresì di quanti altri soggetti, non ancora
identificati, abbiano contribuito, materialmente o
moralmente, alla commissione dei gravi crimini sotto
indicati e di tutti i reati che la S.V. I. llma ravviserÃ
dalla lettura del presenta atto di denuncia e querela.
A TALE FINE IL SOTTOSCRITTO ESPONE
La
mia attività professionale (direttore della sede
italiana di "omissis" s.p.a. Divisione omissis",
una importante società statunitense che opera nel
settore delle apparecchiature medico-chirurgiche per il
trattamento del omissis) mi porta sovente
all'estero in occasione di meetings di lavoro,
convegni, incontri di studio, ecc… In una di queste
occasioni – e precisamente in occasione del congresso
mondiale di trasfusione (ISBT) tenutosi a Vienna nel
mese di luglio del 2000 - conobbi la suddetta omissis
che, in quell'occasione, era stata ingaggiata dalla
mia azienda per fungere da hostess e interprete per
coadiuvare i medici e gli specialisti di lingua russa e
tedesca. Scambiammo alcune parole e lei mi disse era
nata a Mosca ma che da diversi anni viveva in Germania
dove aveva completato gli studi di lingue mantenendosi
anche con lavori umili, mi disse che la sua attivitÃ
principale era quella di interprete, attività che, a
suo dire, svolgeva anche per conto di importanti
istituzioni comunitarie. Immediatamente quanto
spontaneamente si sviluppò una
naturale simpatia
tra di noi che ben presto si trasformò in un legame
affettivo tanto forte quanto improvviso: il classico
"colpo di fulmine". Compatibilmente con le distanze
e gli impegni di lavoro di entrambi cercavamo di
incontrarci il più spesso possibile, ma erano sempre
incontri fugaci che lasciavano l'amaro in bocca.
Sin
dai primi momenti omissis mi disse che era sposata con
un cittadino tedesco dal quale, tuttavia, si stava per
separare anche perché questi si rifiutava di darle un
figlio. Poiché la sua attività si svolgeva
prevalentemente a Francoforte ed a Strasburgo, ci
potevamo frequentare saltuariamente, ed io cercavo ogni
pretesto lavorativo per spostarmi in quelle cittÃ. La
felicità che ci proveniva dal frequentarci era talmente
grande che il desiderio di costituire un coppia, un
nucleo stabile divenne ben presto una esigenza per
entrambi irrinunciabile. In un paio di occasioni
riuscimmo persino a volare in Sicilia dove trascorremmo
due indimenticabili weekend ospiti di mio fratello e sua
moglie. Fu così che decidemmo di iniziare la
convivenza: nel mese di dicembre 2000 lei abbandonò
definitivamente la sua abitazione coniugale e la
Germania e, in attesa di definire in via giudiziale la
propria rottura con l'ex marito, decise di venire a
vivere in Italia anche perché diceva di aver preso a
detestare, assieme al marito, anche l'intera Germania.
Decidemmo, inizialmente, di occupare un appartamento di
mia proprietà sito a omissis (MN) P.zza omissis
, mio paese natale e luogo di residenza dei miei
genitori; tale scelta fu dettata da alcune ragioni ben
precise: omissis, infatti, oltre a desiderare di
condividere la sua vita con me, era pur sempre straniera
e sola e quindi poteva avere costantemente bisogno di
supporto tanto affettivo che logistico e dunque, in
occasione dei miei frequenti viaggi di lavoro, ella
poteva contare, per ogni esigenza, sui miei genitori e,
più in generale, sul contesto di solidarietà e
amicizia offerto dai miei numerosi amici e conoscenti
del paese. Dal canto loro i miei genitori pur essendo
ben consapevoli che io portavo con me una ragazza ancora
sposata, vedendo il nostro entusiasmo, accolsero la mia
compagna con un affetto ed una autenticità non comuni.
Dopo qualche tempo, tuttavia, questa scelta iniziale
mostrò i suoi limiti: in particolare risultava per
entrambi eccessivamente scomoda la considerevole
distanza di omissis dagli aeroporti. Dunque, dopo
avere, vagliato ogni opzione individuammo in omissis
la collocazione ideale: prossimità all'aeroporto di
Verona, collocato sulla linea ferroviaria ed
autostradale per Milano, luogo ameno e piacevole anche
nei mesi invernali che offriva sicuramente un contesto
più movimentato e vivace rispetto al paesello della
bassa padana.
Andammo con gioia a cercare e scegliere la nostra nuova
casa e, pur di accondiscendere alle sue richieste, mi
accollai con gioia il pagamento di un elevato affitto,
pur di dare a lei ed a noi un delizioso appartamento
arredato in pieno centro storico. Ci trasferimmo a omissis
all'inizio del mese di Maggio del 2001 e li
trascorremmo altri mesi memorabili. Omissis continuava
a dimostrare grandissimo
interesse per i bambini e, sin da quando
iniziammo a convivere, mi chiedeva in
continuazione di avere
un figlio con me e che così, indipendentemente da ogni
evento, saremmo rimasti legati per sempre: io ero
desideroso di darle un figlio ma ritenevo opportuno
attendere che le sue pratiche di separazione fossero in
una fase più avanzata. Quindi, non appena lei iniziò
le pratiche per il divorzio diedi il mio consenso e dopo
9 mesi nacque nostra figlia omissis. Omissis
nacque il 22.9.2001 presso l'ospedale di omissis
(MN). Per tutto il periodo della gravidanza Omissis
era seguita e coccolata da me e, quando ero in viaggio,
dai miei genitori che, stante la assoluta latitanza dei
genitori di lei, le fornivano tutta l'assistenza e
l'affetto del caso: anzi per potere garantire piena
assistenza 24 ore al giorno a omissis nelle settimane
immediatamente precedenti il parto, lei ed io ci
trasferimmo presso la casa dei miei genitori. In effetti
i genitori di Omissis, sino a quel momento, erano
stati completamente assenti: pur sapendo delle
importanti scelte operate dalla figlia non si erano
fatti vedere, né avevano cercato di mettersi in
contatto con me o con i mie famigliari. Anche nei
rarissimi discorsi che la mia compagna faceva a
proposito dei suoi genitori emergevano scenari poco
chiari, conflittuali, misteriosi e poco credibili:
lamentava l'estrema autoritarietà della madre e
diceva che anche era anche a causa sua se aveva scelto
di andarsene giovanissima dalla Russia e, quanto al
padre, diceva che era un ingegnere, schivo, impegnato in
un progetto di ingegneria informatica
per conto del KGB in Russia e a Cuba.
Inutile dire che ben presto Omissis interruppe
la propria attività lavorativa: tuttavia ero,
ovviamente, ben orgoglioso di potermi accollare la quasi
totalità delle spese per il suo mantenimento
nell'agio e nelle comoditÃ.
Solamente
dopo la nascita della piccola omissis, giunse in
Italia la madre di Omissis, Omissis, che si stabilì
nella casa dei miei genitori in attesa che, non appena Omissis
si fosse ripresa dal parto, ci potessimo
trasferire nella nostra casa di Desenzano. Dal momento
in cui entrò in contato con Omissis, la madre iniziò
ad esercitare la sua autorità sulla figlia imponendole
ogni cosa: il regime alimentare di Omissis e la
bambina, le modalità ed i tempi di gestione della
neonata, le modalità ed i tempi di interrelazione con
le altre persone, ecc… Io rimasi esterrefatto nel
vedere come la donna risoluta e coraggiosa che avevo
conosciuto fosse annichilita davanti alla tracotanza di
sua madre e tentai di giustificare a me stesso tale
debolezza dicendomi che si trattava sicuramente della
naturale fragilità che segue il parto. Tuttavia, anziché
riprendersi, nel volgere di pochi giorni Omissis divenne completamente succube della madre con la quale
costituì un sodalizio autoreferenziale ed intangibile.
Le due donne restavano quasi tutto il tempo chiuse nella
stanza della bambina: solamente io e, mal tollerati, i
miei genitori potevamo accedere alla bambina; si arrivò
al punto di consentire a mala pena la mia presenza e di
impedire a mia madre di poter abbracciare e cullare la
bambina. Cominciarono i primi atteggiamenti scontrosi
della madre e di Omissis nei confronti miei, dei miei
famigliari e più in generale dell'Italia, degli
Italiani e della cultura occidentale: atteggiamenti
tanto inspiegabili quanto sgradevoli e, per me,
dolorosi. Tuttavia in considerazione della straordinaria
delicatezza del momento e visto che, evidentemente, il
riavvicinamento di Omissis a sua madre dopo molti anni
aveva scatenato, tra le due, una vera e propria tempesta
emotiva-relazionale
decisi, anche sulla scorta dei consigli dei miei
genitori, di
non intervenire, confidando nello spontaneo
riassestamento di tutto, una volta che la madre di Omissis
fosse ripartita per Mosca e che io ed Omissis ci fossimo riportati nella nostra casa di omissis.
Trascorso meno
di un mese dalla nascita di omissis, Omissis
ed
io ci trasferimmo a omissis: sua madre,
purtroppo, si stabilì con noi e, poco dopo giunse da
Mosca anche il padre, Omissis.
Dopo
l'arrivo della madre, Omissis aveva preso a
chiedermi in modo pressante ed ossessivo che io
sbrigassi le pratiche affinché la piccola omissis
acquisisse la cittadinanza Russa e quindi potesse essere
iscritta nel suo passaporto: io, dapprima, non diedi
peso alla richiesta e mi limitai a far notare che non
c'era alcuna urgenza di dotare una bambina nata da
pochi giorni di seconda cittadinanza o passaporto!
Accanto a questa richiesta vieppiù pressante Omissis
e la madre continuarono, in modo crescente, a dimostrare
disprezzo e fastidio per tutto ciò che le circondava e
persino della manifestazioni di affetto di amici e
parenti miei e della mia famiglia che, recandosi a casa
nostra per far visita alla bambina e portare regali,
venivano sovente, con qualunque pretesto, privati del
piacere di vedere la bambina. Si fecero più pressanti e
forti le manifestazioni di disprezzo e sfregio nei
confronti di tutto ciò che faceva parte del mio mondo
(e che un tempo era stato motivo di attrazione e
fascino): gli italiani divennero tutti "mafiosi",
gli atti di generosità miei o dei miei genitori
venivano vissuti con fastidio, il paese ove vivevamo ed
il lago di Garda si trasformarono, nei loro discorsi, in
luoghi squallidi ed insopportabili.
Io
non sapevo più cosa pensare, speravo che tutto si
sarebbe risolto con il tempo e con la stabilizzazione
psicofisica dopo il periodo post-partum di Omissis.
Il
padre di Omissis, dal canto suo, teneva un
atteggiamento apparentemente più defilato e meno
aggressivo ma, dalla sua venuta, fu palese il
manifestarsi di una ulteriore impennata
nell'inasprimento dei rapporti tra me e la mia
compagna e di un rafforzamento della pressante richiesta
di dotare nostra figlia di cittadinanza russa: leggendo
i fatti a posteriori mi sento di poter affermare con
tranquillità che, per quanto breve, la permanenza del
padre di Omissis costituì un momento di vera e
propria "svolta" nei nostri rapporti e, ritengo –
come si dirà tra poco – anche nei propositi
delittuosi delle due donne.
Il
13 Novembre 2001, dopo avere trascorso uno dei più bei
week-end passati assieme alla mia compagna (circostanza
che mi fece illudere, con una certa sorpresa, che i
problemi e le tensioni si stessero stemperando), dopo
aver allegramente cenato con me ed i miei genitori
parlando della bellezza e del futuro della bambina,
approfittando della mia assenza per un viaggio di lavoro
a Parigi e senza averlo nè concordato nè discusso con
me, sotto la pressione o quanto meno con la complicitÃ
di sua madre e suo padre, Omissis ha clandestinamente
sottratto omissis al mio affetto e a quello dei
miei famigliari portandola in Germania in autobus
(secondo la versione dei fatti poi riferiti da Omissis)
o con un furgone (secondo la versione della nostra
padrona di casa che ha seguito personalmente alcune
delle fasi del completo imballaggio e caricamento di
tutte le tue cose).
Quello
stesso giorno, telefonai ad Omissis da Parigi verso le
11.00 e e lei mi chiese di interrompere subito la conversazione dicendo che
stava facendo spese e che mi avresti richiamato
("..scusa amore sto comprando l'olio...."). Dopo
quella telefonata Omissis, per diverse ore, non mi ha
più richiamato nè ha risposto alle mie numerosissime
telefonate: tanto più frequenti quanto più aumentava
la mia preoccupazione che qualcosa fosse successo a Omissis
o a nostra figlia.
La
sera dello stesso giorno alle 20.30 circa,
Omissis finalmente rispose al telefono
cellulare e mi informò che lei, con la madre e la
piccola, si trovavano in Germania in viaggio per
Lingenfeld dove sarebbero
state ospitate da una amica di nome Eva: in
quell'occasione fu la prima volta che Omissis mi
disse ciò che, nelle settimane a seguire, sarebbe
diventato un incubo: "io e la bambina torneremo in
Italia solo se ti recherai presso il Consolato Russo a
Bonn per approvare la richiesta della cittadinanza Russa
per la bambina" .
La sottrazione clandestina di mia figlia – nata da un mese e mezzo -,
l'avere introdotto la minore clandestinamente in
Germania (la bambina, infatti, non era dotata di un
valido documento per l'espatrio), il tradimento
inferto a me e ai miei genitori, la premeditazione, il
raggiro sotteso alle modalità particolarmente odiose
con cui il rapimento era stato realizzato, mi fecero
capire di colpo che mi trovavo di fronte a persone
particolarmente pericolose, prive di principi morali e
capaci di fare qualunque cosa pur di ottenere i propri
scopi: decisi allora che la priorità era quella di
evitare danni ancora più gravi (temevo non solo che Omissis
potesse attuare la minaccia di non farmi mai
più veder mia figlia ma anche che le due donne
avrebbero potuto tentare – appoggiandosi alla numerosa
e potente comunità russa stabilita in Germania - di
fare espatriare clandestinamente la piccola omissis
in Russia, sottraendomela così per sempre) e, quindi,
con l'animo straziato per la violenza subita da me e
dai miei genitori, con il cuore a pezzi per la delusione
patita, sotto la spada di Damocle di una minaccia così
forte ed odiosa mi predisposi, per il momento, a cercare
di limitare i danni agendo su due fronti (conformemente
alle linee guida dettate dal Ministero degli Esteri per
i casi di sottrazione di minore laddove si suggerisce di
"cercare
di stabilire contatti amichevoli con parenti e amici
dell'altro genitore sia in Italia che all'estero. Il più
veloce ed efficace modo per risolvere una sottrazione
internazionale di minore è convincere il genitore che
ha sottratto il bambino al ritorno spontaneo"):
a)
da un lato cercai di capire bene quale fosse il
"riscatto" che mi sarebbe stato richiesto di
"pagare" per riavere mia figlia, predisponendomi a
pagare qualunque "prezzo";
b)
d'altro lato evitare di rendermi fonte di
ulteriori pericoli, resistendo
all'immediato e fortissimo impulso di attivare
subito gli strumenti di tutela e repressione previsti
dall'ordinamento, riservandomi però, mentalmente,
di agire in un secondo momento.
Così,
anziché rivolgermi subito alla Polizia, alla fine del
meeting di Parigi presi il primo aereo per Francoforte e
da lì, con un auto a noleggio, mi recai alla ricerca di
mia figlia: trovai Omissis, sua madre e mia figlia in una
situazione squallida, ospiti di una amica, in una casa
che mi fu subito detto che non potevo frequentare con
libertÃ. Così restai per tre giorni ospite in un
albergo del luogo nella speranza di capire quello che
stava effettivamente succedendo sperando sempre di
svegliarmi da un momento all'altro da quell'incubo e
che la mia famiglia si potesse ricostituire: tentati
quindi, nei rari contati consentitimi, di offrire ad Omissis
prospettive e soluzioni che potessero
consentirle di ravvedersi, così ad esempio mi adoperai
per cercare un appartamento a Strasburgo (città in cui
lei sovente lavora) o nel paese di Lingenfeld in
Germania (località in cui lei aveva vissuto per anni e
che le piaceva molto) offrendole, persino, la mia piena
disponibilità a trasferirmi in una delle suddette
localitÃ. Ma tali tentativi, dopo qualche falso cenno
di interessamento, fallirono miseramente.
Da
quel momento ho cominciato ad avere enormi difficoltà a
comunicare con Omissis: lei rispondeva raramente al
cellulare e quando rispondeva era dura, seccata,
sarcastica e cercava sempre di concludere rapidamente le
nostre telefonate.
A
seguito del "rapimento" della piccola omissis
dovetti subire una ferita ed uno sfregio ulteriore: Omissis, il giorno della partenza aveva spedito dal
paese ove abitavamo alcune copie una lettera che aveva
indirizzato e a me (due copie: una sia presso la
mia residenza ed una alla sede milanese della societÃ
per cui lavoro), ed ai miei genitori ed aveva provveduto
a lasciarne una copia aperta sul tavolo della casa di omissis,
ben sapendo che la proprietaria di casa avrebbe potuto
prenderne visione.
Non
paga di ciò, Omissis riferì verbalmente, nelle
settimane successive, le stesse accuse sia alla moglie
di mio fratello, sia all'amico Vladislav: l'invio di
tale lettera (suggeritole, come mi riferì
successivamente con aria soddisfatta, da una persona di
sua fiducia) conteneva una serie di accuse tanto false
quanto gravi e palesemente preordinate a tentare una
maldestra quanto odiosa precostituzione di una sorta di
"causa di giustificazione" per il rapimento di mia
figlia: venivo accusato di averla picchiata e segregata,
di averle impedito di lavorare, di averle negato i suoi
diritti.
Vale
la pena di menzionare una circostanza: in ciascuna delle
lettere spedite era indicata, quale mittente, oltre alla
stessa Omissis (senza indirizzo) una certa
omissis):
orbene, essendo questa omissis una
amica di Omissis, ed essendo la stessa
menzionata quale co-mittente delle lettere, ritengo
plausibile che essa fosse non solo a conoscenza del
contenuto della lettera e degli intendimenti di Omissis
ma che abbia verosimilmente aiutato Omissis ad organizzare la fuga.
Dunque, dopo numerosissimi
tentativi di contattare Omissis telefonicamente mi
recai ancora in alcune occasioni in Germania per
elemosinare qualche istante di frequentazione di mia
figlia e continuai cocciutamente a tentare di consentire
un "commodus discessus" ad Omissis in modo da
offrirle una soluzione che potesse, al tempo stesso,
consentirle di ravvedersi e costituire una base di
ragionevolezza per un futuro, quanto meno, decente e
sopportabile.
Tutto ciò che ne ricavavo erano
atteggiamenti di durezza, sarcasmo, falsitÃ
(simulava momenti di finto riavvicinamento
preordinati unicamente a peggiorare il mio dolore al
momento della susseguente e radicale negazione di ogni
sentimento positivo nei miei confronti) e la ricorrente,
martellante richiesta di adoperarmi per fare avere a
nostra figlia la nazionalità russa.
Costretto dalla situazione
di ricatto dato dal fatto che Omissis esercitava
potere assoluto sulla bambina e che, con la scusa
dell'ospitalità a casa di terzi, mi consentiva di
vederla a suo piacimento (i.e. praticamente mai) e ancor
più stretto nella morsa dell'ulteriore ricattato -
inespresso ma latente - di sparire definitivamente con
la bambina, decisi di provare a dare seguito a tale sua
richiesta di fare ottenere alla bambina la cittadinanza
russa: ciò feci con il lutto nel cuore sapendo che così
facendo avrei potuto siglare la uscita quasi definitiva
della mia piccola bambina dalla mia vita ma, preso per
il collo, sentivo di dovere tentare anche questa
soluzione.
Dunque, per prima cosa mi sono
procurato i documenti, sulla base di un elenco fornitomi
da Omissis, per fare ottenere alla bimba la
cittadinanza russa.
Il 7 Dicembre 2001 mi recai a Bonn,
alla sede del Consolato Russo con la bambina, Omissis,
sua madre ed un certo Vladislav omissis– detto
Slava - (interprete Russo-Italiano interpellato per la
traduzione giurata dei documenti che avevo portato).
Giunti al consolato Russo il funzionario che si
curò di noi si è rifiutò di portare avanti la nostra
pratica per motivi burocratici che, stante lo scoglio
linguistico, non potei intendere ma che, sicuramente,
non dipendevano da me, avendo io procurato tutti i
documenti richiestimi. A quel punto Omissis iniziò ad
urlare in mezzo a tutta la gente che ero uno
"stronzo" e che dovevo "..portare via la mia
faccia di merda.." perchè non voleva più vederla
oltre ad altre brutte cose sia in Italiano che in Russo,
per essere sicuri che tutti i presenti capissero di che
cosa stava parlando.
Oggi, con il senno di poi,
ringrazio il buon Dio di avere fatto si che quel
funzionario Russo, burbero ed arrogante, abbia negato di
concedere la nazionalità a mia figlia altrimenti sono
convinto che non l'avrei mai più rivista.
Tentai in tutti i modi di mantenere
la calma e cercai di offrire a Omissis tutto ciò di
cui disponevo: le offrii di trasferirmi a vivere a
Strasburo o in Germania, le offrii soldi, le offrii –
visto che non voleva più saperne di me - di trovarle e
pagarle un appartamento per se e la bambina dove e come
avesse voluto così, almeno, avrei potuto visitare mia
figlia con maggiore libertÃ; cercai in tutti i modi –
anche umiliandomi – di mantenere un filo di contatto,
mantenendomi civile nei modi e propositivo nello
spirito: ero terrorizzato dall'idea che la sottrazione
di mia figlia potesse protrarsi o addirittura divenire
definitiva e volevo, in ogni modo, essere sicuro che
alla mia piccola bambina non venissero a mancare
adeguati mezzi di sostentamento. Ma tutto fu vano.
Esausto per il protrarsi della situazione e per
l'impossibilità di trovare una soluzione e, al tempo
stesso, desideroso di iniziare a tutelare i diritti miei
e di mia figlia, scrissi alcune lettere a Omissis
che
inviai anche alle uniche due persone che conoscevano sia
me che lei e che, mi illudevo, Omissis non avesse
preso ad odiare: la moglie di mio fratello e il suddetto
Slava. Non ottenni risposta alcuna se non una e-mail e
la recrudescenza del suo atteggiamento al telefono.
Inoltre, a conferma dei miei
sospetti di un secondo, segreto, cambio di domicilio
basati sulla irrintracciabilità di Omissis nel luogo
da lei inizialmente indicato come nuovo domicilio in
Germania [c/o omissis
D-67360 Lingenfeld (Germania)],
dalle mie osservazioni fatte durante l'ultima visita
in Germania, venni informato da Vladislav omissis
non solo dell'avvenuto cambio di domicilio ma anche
della volontà di Omissis di non comunicarmi il
nuovo indirizzo che tutt'oggi mi risulta sconosciuto.
Decisi allora che era ora di tutelarmi sul serio e presi
a registrare alcune conversazioni telefoniche che ebbi
con lei che, seppur brevi e frammentarie (a causa del
carattere a dir poco artigianale della mia
attrezzature), dimostrano in modo inequivoco il suo
atteggiamento minaccioso e vessatorio; riporto due brani
da me trascritti riservandomi, ad ogni richiesta, di
produrre il nastro in originale:
telefonata
26 Gennaio ore 10.15
il
padre della bambina: "vuol dire che se io
non faccio il passaporto entro questa
settimana tu cominci a telefonare a Madrid e a
Milano.."
La madre della bambina: "si.....si,si,si,si,si...."
il padre della bambina : "per dire che io ti ho
picchiato etc.etc..."
La madre della bambina: "..no io non dico
niente di picchiato, quello interno di
famiglia non mi interessa, io dico la roba grande,
perche quelle sono le
stronzate, io dico le robe grandi , sui diritti che tu
mi hai preso e che tu non vuoi tornare (= ridarmi) e
spiego questa situazione e chiedo nella lingua dei tuoi
capi, di Joseph e di Bob, se è normale che una persona
così lavori ad un livello così.........questa non è
una persona cosmopolita neanche un po'.."
Il
padre della bambina: "...Omissis mi
stai minacciando di mettere a rischio il mio lavoro
perchè io non faccio questa cosa del passaporto...
"
La
madre della bambina:
"....si Omissis perchè questo è molto importante e
tu non l'hai
capito neanche adesso..."
Il,
padre della bambina: " ...Omissis non è
bello che tu mi minacci, prima di stare lontano con la
bambina e poi adesso mi minacci di rovinare il mio
lavoro.."
La madre della bambina: "... io non ti ho minacciato di
stare .......... io me ne
sono andata e basta e fine...."
Il
padre della bambina: "....
si, a causa del passaporto.."
La
madre della bambina:
".....si per questo...."
Il
padre..: "..... e mi hai detto che se non
facevo il passaporto non
tornavi indietro "
La
madre della bambina:
"....no....noi non torneremo mai più indietro
Omissis, non torneremo mai più indietro se tu non lo fai
e non lo fai presto hai capito? perchè io mi sono
stancata ....."
Telefonata
del 2 Febbraio ore 16.00, --- 18.30
Il
padre..: "... volevo sapere quando posso
venire a vedere te e omissis..."
La madre: "...quando vuoi fare il
passaporto, quello stesso giorno..."
Il mpadre..: "....ma prima no?....."
La
madre:
" .....no........questo è il mio parere, ma
insomma io te lo
scriverò........"
Preso amaramente atto che ogni
tentativo di ricomposizione e riconduzione della vicenda
nell'alveo della civiltà era miseramente fallito,
prima che scadessero i termini per presentare querela mi
determinai a redigere e presentare all S. V. Ill.ma il
presente atto.
P.Q.M.
Lo scrivente denuncia e querela
ad ogni effetto di legge le sopra indicate persone e
quanti altri soggetti, non ancora identificati, abbiano
contribuito, materialmente o moralmente, alla
commissione dei gravi crimini che la S.V. Ill.ma avrÃ
ravvisato dalla lettura del presente atto di denuncia e
querela, ed in particolare:
in
tal senso l'esponente ricorda a se stesso come il
Supremo Collegio abbia reiteratamente ed anche
recentemente affermato la configurabilità del reato
p. e p. dall'art.574 c.p. anche quando il fatto è
commesso da uno dei genitori dell'infraquattordicenne
ai danni dell'altro genitore (tra le molte, così
si esprime Cass. pen., sez. VI, 8 aprile 1999, n. 7836
–Barbieri - Cass. Pen., 2000, 2654 – laddove afferma
che "anche a
seguito della riforma introdotta con l'art. 138
della l. 19 maggio
175 n. 151, che
ha attribuito
a entrambi
i genitori la potestà sui
figli minori, è configurabile il delitto di
sottrazione di persone
incapaci da parte di un coniuge nei confronti
dell'altro, poichè
in mancanza di specifico provvedimento
giudiziario che affidi i
figli in
via esclusiva a uno dei genitori - ipotesi nella quale l'atto
del giudice
attribuisce
la potestÃ
genitoriale
in via
esclusiva al
coniuge
affidatario
- entrambi
i coniugi
sono contitolari dei poteri-doveri
disciplinati dall'art. 316
c.c.")
b)
del reato p. e p. dall'art.595 c.p. per avere,
comunicando con i genitori del padre della minore ed
altre persone, con missive loro recapitate, e
comunicando altresì telefonicamente con omissis
Giuliana e Vladislav omissis offeso la
reputazione del denunciante definendolo un despota e un
violento aggiungendo, falsamente, di essere stata
vittima di percosse, minacce ed altre vessazioni quali
la privazione della libertà personale e quella di
svolgere la propria professione.
al
fine di poter affermare la sussistenza di detta ipotesi
di reato deve evidenziarsi come – sulla base di
indicazioni telefoniche ottenute dalle sedi diplomatiche
di Mosca e Bonn - la legge russa che si occupa della
attribuzione della cittadinanza russa al figlio di donna
russa e uomo straniero nato in territorio non russo,
prevede, quale requisito sostanziale, che il padre
esprima davanti all'autorità russa un pieno e libero
consenso: consenso che non costituisce atto dovuto ma
vero e propria espressione negoziale. La ratio di
tale disposizione – per quanto mi fu telefonicamente
spiegato da un agente del consolato italiano in Russia -
è proprio quella di disincentivare la "fuga" di
donne dalla Russia in cerca di ricchi padri occidentali
per i propri figli dai quali, poi farsi mantenere.
Dunque essendo il consenso del padre vero e proprio
negozio e non atto dovuto, permane quell'ambito di
discrezionalità suscettibile di essere compresso
mediante l'esercizio
INOLTRE LO SCRIVENTE
-
chiede di essere avvisato ai sensi dell'art.408
c.p.p. nel caso in cui la S.V. richieda
l'archiviazione del procedimento scaturente dalla
presente denuncia o da procedimenti da questo generati;
-
si oppone sin d'ora, ai sensi dell'art.459 comma
I c.p.p. alla definizione del procedimento mediante
emissione di decreto penale di condanna;
-
Chiede alla S.V. Ill.ma di volere valutare la opportunitÃ
di emettere un provvedimento cautelare idoneo ad inibire
la probabile reiterazione di reati della medesima
indole;
ELEMENTI A SUPPORTO DELLA PRESENTE DENUNCIA - QUERELA
Lo
scrivente oltre a mettersi sin d'ora ed in ogni
momento a completa disposizione della intestata A.G. al
fine di poter contribuire in ogni modo per
l'accertamento dei fatti
a)
allega al atto i seguenti documenti:
1.
originale dei una delle lettere a contenuto diffamatorio
pervenuta allo scrivente, ai
2.
copia di e-mail inviata dalla suddetta allo
scrivente in data 8/01/02 dalla quale si
3.
copia delle n.2 lettere inviate dallo scrivente a
Omissis il 6/1/02 ed il 28/1/02
4.
copia delle ricevute dei successivi versamenti di
danaro effettuati dallo scrivente;
Si
indicano, inoltre e
facendo riserva di indicare eventuali altre persone
informate, quali persone informate dei fatti i seguenti
soggetti:
SEGUE
ELENCO TESTIMONI ( OMISSIS)
omissis
______________
in fede
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